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Fotosintesi clorofilliana: il processo biochimico che salva l’ambiente

Sui libri di scuola era solo l’ennesimo concetto teorico da imparare a memoria: eppure la fotosintesi clorofilliana ha effetti più immediati e diretti sulla nostra vita di quanto siamo capaci di immaginare. Che ricordiamo o meno la formula e il processo biochimico a essa associata, si tratta infatti di un meccanismo attraverso il quale le piante assorbono l’anidride carbonica presente nell’aria e la trasformano in glucosio e, soprattutto, ossigeno. Già questo potrebbe bastare per rendersi conto, allora, dell’importanza della fotosintesi clorofilliana per la nostra stessa sopravvivenza sulla terra.

 

Tutte le ragioni per cui la fotosintesi clorofilliana aiuta l’ambiente e ci permette di sopravvivere

Se proprio si volessero schematizzare, però, le ragioni per cui rappresenta uno dei più importanti processi per l’equilibrio del nostro ecosistema, andrebbe detto che, in un circolo virtuoso,

  • la fotosintesi clorofilliana aiuta a ridurre l’emissione eccessiva di anidride carbonica: al netto delle semplificazioni, infatti, durante un processo di questo tipo le piante assorbono sei molecole di acqua e sei di anidride carbonica e le trasformano in una molecola di glucosio (che viene, poi, sintetizzata per creare sostanze energetiche e alimentare il metabolismo della pianta) e sei di ossigeno.
  • Meno anidride carbonica nell’aria, però, significa anche minore incidenza degli effetti come la riduzione dell’ozono e il conseguente surriscaldamento globale o l’acidificazione delle acque degli oceani a essa connessi che, è stato sottolineato da più voci, rappresentano un rischio altissimo per la salute del nostro ambiente e per la sopravvivenza stessa di molte specie animali e vegetali.
  • Ovviamente, poi, la fotosintesi è essenziale per la vita delle piante e più verde nelle nostre città o nelle aree abitate significherebbe poter contrastare la deforestazione imperante. Quest’ultima, tra l’altro, non fa che esasperare i danni già provocati di per sé dall’anidride carbonica, dal momento che meno alberi significano meno processi reali di fotosintesi e meno possibilità che il gas serra presente nell’atmosfera sia assorbito e rielaborato naturalmente. Tutto ciò assume un significato più inquietante, per finire, se a ciò si aggiunge la sempre maggiore industrializzazione e il massiccio utilizzo di combustibili, responsabili appunto dell’emissione di CO2.